Testudo graeca nabeulensis: la tartaruga tunisina dalle origini antiche e misteriose
Tra le testuggini più affascinanti del Mediterraneo, la Testudo graeca nabeulensis, conosciuta anche come tartaruga tunisina, si distingue per caratteristiche uniche che raccontano una storia antica fatta di evoluzione, migrazioni e adattamenti sorprendenti.
Origini e scoperta: una sottospecie riconosciuta solo di recente
Fino agli anni ’90, questi rettili venivano genericamente associati alla specie Testudo graeca graeca. Fu David Highfield, esperto di erpetologia, a notare differenze importanti rispetto alle popolazioni algerine e marocchine. Nel 1990, Highfield descrisse per la prima volta questa sottospecie, proponendone addirittura un genere a sé stante: Furculachelys – nome ispirato alla forma a “forca” dell’osso soprapigale.
Sebbene il genere non sia stato riconosciuto ufficialmente, l’epiteto nabeulensis fu accettato come valido (Pieh, 2002), in onore della località tunisina di Nabeul, dove fu rinvenuto l’esemplare tipo.
Caratteristiche fisiche della Testudo graeca nabeulensis
Questa tartaruga è facilmente riconoscibile per alcune peculiarità morfologiche:
- Taglia contenuta: le femmine raramente superano i 17 cm, i maschi sono più piccoli.
- Carapace bombato e colorato: presenta disegni netti e marcati, spesso a forma di “C” o “ferro di cavallo” su fondo giallo vivo.
- Zampe anteriori sottili con sfumature giallo-sabbia e macchie nere.
- Testa affusolata con occhi e narici piccole, sempre con una macchia gialla sulla sommità.
- Plastrone decorato con macchie nere simmetriche o disegni simili a una “tarantola”.
Le gulari, le scaglie anteriori del piastrone, sono particolarmente prominenti – un tratto distintivo di questa sottospecie.
Habitat naturale e distribuzione geografica
Originaria della Tunisia e delle regioni confinanti con l’Algeria, la T. g. nabeulensis vive in ambienti aridi, soleggiati e poco antropizzati. Nel corso dei secoli è giunta anche in Sardegna, probabilmente introdotta dai Fenici per scopi alimentari, data la sua resistenza e il valore nutritivo.
La variante sarda e quella tunisina: due storie parallele
Nel tempo, gli esemplari portati in Sardegna hanno sviluppato leggere differenze rispetto ai loro “cugini” tunisini. Questo ha portato alla distinzione in due forme:
1. La forma sarda
- Maturità sessuale raggiunta a 5-6 anni in cattività, 8-9 in natura.
- Maschi fino a 13 cm, femmine fino a 16 cm.
- Presenza di tubercoli cornei (speroni).
- Adattabilità maggiore al clima mediterraneo.
- Colorazione variabile secondo l’area di provenienza.
2. La forma tunisina
- Maschi fino a 15 cm, femmine fino a 17 cm.
- Struttura fisica leggermente più robusta.
- Adattamento più marcato al clima caldo-arido nordafricano.
Riproduzione e accudimento
La femmina depone da 1 a 3 uova per covata, con 2-3 cicli tra marzo e luglio. In incubatrice, si consiglia:
- Temperatura: 29–30°C
- Umidità: circa 70%
- Periodo di incubazione: 60–80 giorni
I maschi sono facilmente distinguibili per il piastrone concavo, la coda più lunga e la forma del carapace più allungata.
Conservazione: una specie da tutelare
La Testudo graeca nabeulensis è inserita in Appendice II della Convenzione CITES e Allegato A europeo, a testimonianza della sua vulnerabilità e del rischio di estinzione. La cattura, il commercio e la detenzione sono regolamentati per garantire la conservazione della specie.
Conclusione
La Testudo graeca nabeulensis non è solo una sottospecie affascinante dal punto di vista scientifico, ma anche un simbolo di resilienza e adattabilità. Conoscere e rispettare il suo ciclo vitale, il suo habitat e le sue peculiarità è un dovere per chiunque ami la natura e la biodiversità mediterranea.



